Verona ... attraverso i secoli

Verona sorge sulle rive del fiume Adige a pochi chilometri dal Lago di Garda. Il primo nucleo abitativo fu fondato, sul Colle San Pietro, da popolazioni nomadi provenienti  forse dalla Francia, e risale probabilmente al periodo neolitico. Il luogo fu scelto principalmente per le sue caratteristiche naturali, facilmente difendibile data la sua posizione dominante e per questo anche al riparo dalle periodiche piene dell’Adige. Furono però i romani ad ampliare prima e espandere poi i confini dell’abitato anche verso la riva destra dell’Adige, l’incontro con la cultura romana decretò  la trasformazione della città che divenne uno dei più importanti centri strategici e commerciali dell’impero e mantenne questo ruolo anche dopo la caduta dell’Impero.
Oggi come ieri, la città si trova al centro di importanti vie di comunicazione, basta ricordare che in epoca romana proprio qui si incrociavano la Via Gallica (che passando per Brescia e Bergamo metteva in comunicazione Milano e Verona), la Via Claudia Augusta (che valicando le Alpi, attraverso il Passo Resia, collegava la Venetia alle rive del Danubio) e la Via Postumia (che collegava i porti di Genova e Aquileia), 3 delle maggiori strade dell’impero.
Grazie alla sua storia, alla sua struttura urbana e alla sua architettura Verona è stata riconosciuta, nel 2000, patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Il suo è un esempio unico di evoluzione ininterrotta di un centro urbano che per più di 2000 anni ha saputo fondere assieme stili e monumenti delle diverse epoche che l’hanno vista protagonista.
Se visitate Verona per la prima volta la cosa migliore è dedicarvi ad una panoramica generale del centro storico, questo vi darà modo di intraprendere un rapido viaggio nella storia della città che partendo dalla Verona Romana vi porterà prima nella Verona Medievale, alla corte dei Della Scala, Signori della Città, poi nella Verona Rinascimentale dominata dalla Serenissima Repubblica di Venezia per giungere infine alla Verona Risorgimentale importante città dell’impero Asburgico.

Il mio itinerario parte da Piazza Bra, dove è possibile vedere il vero simbolo di Verona, l’Arena. Oggi la piazza e l’Arena si trovano nel cuore della città, ma in epoca romana l’Arena si ritrovava sul limitare della città.
La Bra, come viene comunemente chiamata dai veronesi, comincia a delinearsi come piazza solo nel corso del 1600 secolo, quando sul lato meridionale di iniziarono i lavori della Gran GuardiaLa piazza si è formata quindi durante un periodo di tempo molto lungo e ogni suo lato è caratterizzato da un'architettura di epoca differente. Il lato settentrionale, il più antico, è chiuso dall'Arena. Il lato occidentale è delimitato dalla passeggiata del Liston, un largo marciapiede lastricato, costruito nel 1782 che collega Corso di Porta Nuova con Via Mazzini costeggiato da vari palazzi datati tra il 1400 e il 1700. La Gran Guardia sul lato meridionale, un’imponente edificio a cui si accede da ampie scale di pietra che immettono in un vasto e profondo porticato sostenuto da 12 pilastri iniziato nel XVII dai veneziani ma ultimato solo due secoli più tardi dagli austriaci. Sul lato orientale l'edificio più recente, la Gran Guardia Nuova, meglio conosciuto come Palazzo Barbieri, edificio in stile neoclassico che dal 1869 è sede del Municipio cittadino.
L’Arena è il simbolo della città, costruita con blocchi di marmo veronese ben squadrati nel I secolo d.C, tra la fine dell'impero di Augusto e l’inizio dell'impero di Claudio. Terzo per dimensioni nel mondo, dopo il Colosseo e l’anfiteatro di Capua, e il solo ad essere ancora oggi in uso. Se le sue pietre potessero parlare sarebbero i principali oratori dei  venti secoli di storia della città. In epoca romana fu usata per spettacoli fra gladiatori, combattimenti con belve feroci o altre manifestazioni. Nel Medioevo e fino alla metà del settecento si tenevano giostre e tornei tra cavalieri e, dal 1913 anno in cui, con la rappresentazione sul palco dell'Arena dell'Aida, si volle celebrare il centenario della nascita di Giuseppe Verdi si trasformerà invece in quella che ancora oggi la rende famoso nel mondo, il più grande e importante teatro lirico all'aperto del mondo. E se volete conoscere una curiosità dovete sapere che proprio all’Arena debuttò Maria Callas, ne La gioconda di Amilcare Ponchielli nel XXXXX. L’Anfiteatro è costituito da tre cinte concentriche, della prima più esterna, rimangono solo 4 arcate, comunemente chiamate Ala che ad oggi è il simbolo stesso dell’Arena. Sotto il piano della platea si trovano gallerie e passaggi che un tempo servivano, ed in parte servono ancora, durante i vari spettacoli, per il complesso funzionamento dell'anfiteatro e per questo motivo non possono essere visitabili.
Su ogni lato della Piazza vi è un accesso, il Viale di Porta Nuova a sud, Via Roma a ovest, Via Mazzini a nord e Via Pallone a est. Il più importante e maestoso è l’accesso da Viale di Porta Nuova, qui per accedere alla piazza bisogna passare i Portoni della Bra, una delle porte della città costruita lungo le mura medievali. 

I Portoni sono costituiti di due archi, tra di essi in alto è posto un orologio, regalo del conte Antonio Nogarola alla città nel 1871 che ha la particolarità di avere il quadrante visibili da entrambi i lati delle mura. I materiali di costruzione sono marmo bianco nella parte inferiore e mattoni rossi in alto dove è anche presente un camminamento merlato.
La piazza assunse infine l’aspetto che conosciamo noi ora nel 1873 quando vennero creati i giardini nella parte centrale. I giardini sono costituiti da tre cerchi formanti un triangolo con al centro una fontana. 

Per una scoperta originale e ricca di curiosità sulla piazza io vi consiglio di passeggiare in piazza alla ricerca delle numerose targhe che raccontano gli eventi che hanno visto la Piazza protagonista nella lunga storia della città.

Da Piazza Bra percorrendo Via Roma è possibile raggiungere Castelvecchio originariamente chiamato Castello di San Martino in Aquaro. Il Maniero scaligero voluto da Cangrande II, fu costruito negli anni 1354-57 su preesistenti fortificazioni. Aveva funzione di residenza signorile, ma anche di presidio difensivo sia verso attacchi dalla città sia verso il ponte che consentiva il collegamento con la strada per il Tirolo. Presenta due nuclei, divisi da un tratto delle mura duecentesche e sette torri perimetrali; il nucleo di destra racchiude il cortile maggiore, con la piazza d’armi; il nucleo di sinistra era la vera e propria reggia scaligera, con cortile più stretto e doppia cinta muraria. Al centro, l’alta Torre del Mastio (1375), da cui si accede al ponte Scaligero sull’Adige. Dopo la caduta degli Scaligeri fu utilizzato come deposito d’armi dai veneziani e nel ‘700 ospitò l’Accademia Militare della Serenissima; in seguito, sotto il dominio francese e quello austriaco, venne utilizzato come caserma. Nel 1923 fu avviato un radicale restauro che smantellò i caratteri militari del monumento, con l’inserimento di elementi architettonici tardogotici e rinascimentali di reimpiego e il ripristino delle merlature e delle coperture delle torri (eliminate in epoca napoleonica). 
Nel 1928 diventò sede museale, che espone importanti collezioni di arte medievale, rinascimentale e moderna. Il museo è visitabile. Per maggiori informazioni su orari e costi museodicastelvecchio.comune.verona.it

Percorrendo Via Cavour, l’antica Via Postumia, ci dirigiamo verso la prossima tappa del nostro itinerario: Porta Borsari
Via Postumia nel tratto urbano di Verona coincideva con il decumano massimo e Porta Borsari chiamata originariamente Porta Iovia, dal vicino tempio dedicato a Giove, era la porta Principale della città. Il nome attuale deriva dai bursarii, funzionari che in epoca medievale qui riscuotevano i dazi vescovili sulle merci in entrata e in uscita. Della Porta originale rimane solo la facciata esterna in marmo bianco.
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trepassando Porta Borsari e percorrendo l’omonimo corso, arteria principale della Verona romana, raggiungiamo quello che per molti secoli è stato il cuore economico e politico della città: il Foro una vasta area che al tempo accoglieva il Capitolium, la curia, la basilica, numerose tabernae e, che successivamente durante il medioevo ha preso il nome di Piazza delle Erbe. La zona centrale, con il cosiddetto Toloneo è ancora oggi animata da un colorato mercato. Tra gli antichi banchi e gli ombrelloni bianchi si ergono statue e colonne:

  • La prima arrivando da Corso Borsari e la colonna di San Marco realizzata nel 1523 in marmo bianco, sulla cui sommità fu issato il Leone simbolo della Repubblica di Venezia. Il Leone fu distrutto dai francesi e solo nel 1886 risistemato al suo posto.
  • Subito dopo la fontana di Madonna Verona, il monumento più antico della Piazza, voluto da Cansignorio nel 1368. La fontana presenta vasca e stelo ornati da teste in rilievo e figure simboliche (opera forse di Bonino da Campione) ed è sormontata da una statua romana del I sec. d.C., conosciuta oggi proprio come Madonna Verona (le cui parti mancanti di testa e braccia furono fatte completare da Cansignorio al momento della realizzazione della fontana).
  • A seguire il cinquecentesco capitello, detto anche Tribuna, baldacchino in marmo a pianta quadrata, sotto di esso sedeva i Podestà nella cerimonia di Insediamento e prestavano giuramento i pretori.
  • Infine l’ultima è la colonna del mercato, sormontata da un edicola gotica nelle cui nicchie sono scolpite la Madonna, San Zeno, San Pietro Martire e San Cristoforo, figure però aggiunte solo in epoca recente nel 1930.

Di fronte alla colonna di San Marco, sul lato ovest della piazza si trova Palazzo Maffei: imponente edificio del 1668 in forme tardo-barocche, è dotato di terrazza (in origine con giardino pensile) con balaustra ornata da 6 statue di divinità pagane (Ercole, Giove, Venere, Mercurio, Apollo e Minerva).

A Nord si trovano le cinquecentesche Case Dei Mazzanti (un tempo Domus Blandorum scaligera che, nel XIV, al pianoterra, ospitava botteghe e abitazioni private, mentre il piano superiore era adibito a granaio), unite da portico; le facciate sulla piazza e su Corso S. Anastasia sono state riccamente affrescate, con raffigurazioni di scene mitologiche e allegoriche, da Alberto Cavalli nella prima metà del ‘500. I colori sono talmente vividi e tanti erano i palazzi cittadini abbelliti da facciate affrescate, che comprendiamo il motivo per cui in epoca rinascimentale Verona era chiamata urbs picta, città dipinta.
Dopo le Case Mazzanti troviamo il retro della Domus Nova e il prospetto laterale neoclassico del Palazzo del Comune (o della Ragione), in mezzo ai quali è appoggiato l’arco della Costa (così chiamato per la presenza, dalla metà del ‘700, di una costola di balena che pende dalla volta) da cui ci si immette in Piazza dei Signori. Sulle due piazze svetta la Torre dei Lamberti.
Passando sotto l’arco della Costa si accede ad un piccolo angolo della Verona Rinascimentale, Piazza dei Signori, anche detta Piazza Dante per via dell’imponente statua in marmo bianco di Carrara raffigurante di Dante. La statua fu posta al centro della piazza in occasione dei 600 anni della nascita del poeta, che proprio a Verona, alla corte di Cangrande trovò rifugio durante l’esilio da Firenze. La Piazza è originata dall’ampliamento dei palazzi governativi di epoca scaligera, entrando in piazza alla sinistra troviamo la facciata principale della Domus Nova, sede del podestà prima e abitazione dei giudizi veneziani dopo. Distrutta da un crollo nel 1511 venne ricostruita solo nel corso del 1600. Scorrendo la piazza in senso orario tra gli edifici principali possiamo ammirare la loggia del Consiglio, chiamata anche loggia di fra’ Giocondo, famoso architetto e frate veronese a cui più tardi venne erroneamente attribuita l’opera. Fu eretta tra il 1476 e il 1493 come sede del Consiglio cittadino anche se in realtà era un’istituzione formale perché il dominio veneziano non permetteva nessuna forma di autonomia. L’edificio presenta un portico a otto arcate a tutto sesto, mentre sul piano nobile si aprono quattro ampie bifore. Sulla sommità del palazzo si trovano le statue di illustri personaggi della Verona romana (Catullo, Plinio, Emilio Macro, Vitruvio, e Cornelio Nepote), di Alberto da Milano. La facciata è opera di artisti umanisti veronesi, la decorazione pittorica che ne ricopre è frutto di un intervento di restauro del 1870. La loggia del Consiglio attualmente è sede delle riunioni del Consiglio provinciale e di manifestazioni culturali.

 

Sull’arco che unisce la loggia alla Casa della Pietà (ricostruita nel 1490 su residenze di origine scaligera) si trova la statua di Girolamo Fracastoro (grande medico, poeta e astronomo veronese).
Accanto alla Loggia si trova il medievale Palazzo di Cangrande edificato alla fine del XIII secolo. La facciata rivolta verso piazza dei Signori è la più bella e elaborata, ornata con un portale rinascimentale che ricorda archi trionfali romani e sovrastato da un leone alato simbolo della Serenissima. Il palazzo è ora sede della Prefettura e della Provincia.
Segue il Palazzo del Capitano, altro palazzo scaligero, dalla caratteristica torre angolare che domina la piazza, collegata da un arco che sovrasta una strada di epoca romana, al Palazzo del Comune, a strati alterni di tufo e di mattoni.
Il Palazzo del Capitano, detto anche di Cansignorio, fu residenza scaligera già dal XIII sec. e ricostruito da Cansignorio nella seconda metà del XIV sec. La costruzione sorse in realtà, su un complesso di edifici di epoche e con destinazioni d’uso diverse, di cui reca ancora le tracce. Fu ristrutturata alla fine dell’800 per accogliere gli uffici giudiziari. Il palazzo presenta un massiccio torrione scaligero, un bel portale di Michele Sanmicheli, un cortile centrale del XV sec., chiuso e delimitato da una loggia a tre ordini con portico. Da notare anche la porta dei Bombardieri, del XVII sec. Ultimo palazzo del nostro giro di piazza è il Palazzo Comune, anche detto della Ragione, costruito alla fine del XII sec. In origine l'edificio a pianta quadrata era difeso da quattro possenti torri angolari, di cui oggi rimangono solo quelle rivolte verso Piazza delle Erbe, la torre dei Lamberti e la torre Cappella anche conosciuta come torre della Masseria. La struttura romanica è ancora riconoscibile (facciata di cotto e tufo alternati, con trifore e coronamento ad archetti) nonostante la parziale copertura rinascimentale del 1524.
Gioiello del palazzo è la cappella dei Notai, situata al primo piano della torre della Masseria fu edificata tra il 1408 e il 1419 su incarico del Venerabile Collegio dei Notai e dedicata ai Santi Zeno e Daniele. Sviluppata su pianta quadrangolare, essa si articola in quattro vani comunicanti e coperti con volte a vela impostate su arco gotico, decorate con grandi dipinti su tela a forma di lunetta realizzati a cavallo del settecento. La cappella subì nel corso del tempo danni provocati da incendi e crolli, che causarono peraltro la perdita dell’importante archivio notarile. All’interno è ben conservato il cortile del Mercato Vecchio, che nel 400 ospitava il mercato del grano. Al cortile si accede da ingressi posti in Piazza dei Signori, Piazza delle Erbe e Via Cairoli. Il cortile è oggi una delle aree meglio conservata del palazzo cinto da un portico costituito da arcate a tutto sesto sostenute da pilastri e sormontate da trifore romaniche. Sulla destra del cortile è appoggiata la scala della Ragione, gioiello tardogotico del XV sec. realizzata in marmo rosso veronese. Una delle torri superstiti del Palazzo del Comune è anche l’unica torre privata di Verona, eretta dalla famiglia dei Lamberti nel 1172, secondo lo stile romanico tipico dell’epoca, ancora oggi visibile nella parte bassa con cotto alternato a tufo. Nel 1295 vi furono collocate due campane: la Marangona che scandiva gli orari di lavoro degli artigiani del centro città e dava l’allarme in caso d’incendi, mentre la più grande delle due detta Rengo (nome che deriva da Erengo, luogo in cui nel medioevo si svolgevano le pubbliche assemblee) radunava il consiglio comunale richiamava i cittadini alle armi in caso di pericolo per la città. Nel 1448-64 vennero operati lavori di restauro e di ulteriore innalzamento della costruzione, che raggiunse così gli attuali 84 metri, diventando la torre più alta della città. Alla fine del ‘700 le fu applicato un grande orologio. Dalla sommità della torre (raggiungibile con le scale e con l’ascensore) si gode uno spettacolare panorama del centro storico cittadino.

Nel corso dei secoli il Palazzo della Ragione fu una delle sedi principali del potere politico cittadino, ospitando nelle sue grandi stanze il Collegio dei Notai, il Dazio della Seta, la Camera Fiscale, la Cassa di Risparmio, la Pretura e la Corte d'Assise. Prossimamente il palazzo ospiterà la galleria d’arte moderna e contemporanea. L’ala del palazzo che guarda su piazza delle Erbe passò a proprietari privati che ne adibirono i vani ad abitazioni e attività commerciali. Il mio consiglio è proprio di fermarvi a pranzare in uno dei ristoranti presenti ancora oggi in piazza. Molti hanno delle sale anche ai piani superiori e da queste si gode un’ottima vista sulla piazza e sulla sua vita. Dalla piazza dei Signori, posizionata alle spalle del Palazzo del Capitano, si scorge la chiesa Santa Maria Antica e, nel cortile di questa piccola chiesa romanica, protetta da una cancellata in ferro battuto si può ammirare uno dei siti più belli e suggestivi della città: le Arche scaligere. Il cimitero monumentale e scenografico, che conserva i sepolcri e i sarcofagi dei primi Signori di Verona, ma soprattutto le tre monumentali tombe marmoree a baldacchino di Cangrande, Mastino II e Cansignorio, con le loro sculture equestri.
L’arca di Cangrande I, pensile, posta sopra il portale della chiesa, è la prima delle tombe monumentali ad essere costruita, opera del Maestro di S. Anastasia. Il sarcofago è sostenuto da cani che recano gli stemmi scaligeri ed è protetto da un tabernacolo gotico; sul coperchio vi si trova la statua distesa di Cangrande I, mentre sulle facce si possono osservare degli altorilievi di soggetto religioso e dei bassorilievi che narrano le gesta militare del signore; sulla sommità del baldacchino è collocata la statua equestre di Cangrande I, copia dell’originale più volte restaurato e ora conservato al museo di Castelvecchio insieme al corredo funerario, recuperato quando l’arca è stata aperta nel 1921.
L’arca di Mastino II, iniziata nel 1345, prima della morte del committente, era originariamente dipinta e dorata. È cinta da una cancellata ai cui angoli si trovano quattro statue delle Virtù. Le facce dell’urna presentano decorazioni scultoree con motivi religiosi e, sul coperchio, la statua di Mastino II distesa, vegliata da angeli. Il ricco baldacchino ad archi trilobati, presenta sul frontone preziosi altorilievi con scene di storia sacra. Sulla cuspide la statua equestre di Mastino II, completamente chiusa nell’armatura e in rigida posizione di comando.
L’arca di Cansignorio (1375) è la più ricca di decorazioni, forse fin troppo elaborata. Concepita su disegno di Bonino da Campione, le sculture sono state realizzate da questo artista e da altre maestranze campionesi e locali. A base esagonale, è cinta da una cancellata adorna di 6 statue di santi guerrieri; 6 colonne reggono il piano di marmo rosso su cui è appoggiato il sarcofago decorato con bassorilievi con storie tratte dai Vangeli (alcune di queste decorazioni recano tracce di originarie colorazioni). Anche il baldacchino ad archi polilobati si alza su 6 colonnine tortili, riccamente decorate. Nei timpani sono scolpite statue raffiguranti le Virtù; tra i timpani, in piccoli tabernacoli laterali, sono collocate statue di angeli che reggono lo scudo degli Scaligeri. La cuspide esagonale termina con un plinto con sculture di Apostoli, sopra cui si innalza la grande statua equestre di Cansignorio.
Tra le altre sepolture scaligere presenti nell’area, sono da ricordare il sarcofago di Alberto I (1301), riccamente scolpito e l’arca pensile di Giovanni della Scala (1359), opera di Andriolo de’ Santi precedentemente posta presso la chiesa di S. Fermo Maggiore.

Ritornando in Piazza delle Erbe e percorrendo pochi metri lungo il cardo romano, oggi via Cappello, sul lato sinistro della via, al numero 23 troviamo una casa-torre duecentesca. L’edificio fu a lungo proprietà della famiglia Dal Cappello, il cui stemma è ancora scolpito sull’arco interno del cortile. L’identificazione dei Dal Cappello con i Capuleti ha dato origine alla convinzione popolare che lì sorgesse la casa di Giulietta, eroina della tragedia Romeo e Giulietta di Shakespeare. Un imponente cancello in ferro battuto separa il cortile, dalla pubblica strada, oltrepassandolo si accede ad un piccolo cortile interno. La casa è un tipico esempio di edificio medievale, la severa facciata in mattoni a vista è alleggerita dalla presenza di finestre trilobate. Nella parte frontale spicca il famoso balcone. Da qui, secondo la tradizione, Giulietta si affacciava  per parlare con il suo amato Romeo.

"Personalmente, sono stata molto delusa dal monumento. La delusione, più che dalla casa che sapevo essere comunque fortemente rimaneggiata, è stata causata dal notare quanto possa essere dannosa la maleducazione e l’inciviltà della gente. Prima ancora di entrare nel cortile, appena arrivati all’altezza del numero 23 in via Cappello si può osservare quello che alcune guide turistiche definiscono, secondo me in modo sconvolgente, i segni che gli innamorati lasciano del loro passaggio.  I muri in pietra del portone di accesso sono ricoperti da uno spesso strato di chewing-gum, scritte e “ricordi” vari che non nascondo mi hanno fatto parecchio schifo e provocato anche molta rabbia nel vedere quanto la maleducazione e l’incuria possano rovinare monumenti patrimonio collettivo di tutti i cittadini."

Io vi consiglio soprattutto se come me, siete appassionati di fotografia, di effettuare (o meglio rieffettuare) la passeggiata in serata perché durante il giorno le vie sono piene di turisti e a volte si rischia di perdere qualche angolo caratteristico. Alla sera invece, tra le nove e le undici, si riescono a fare scatti notturni molto suggestivi.

Infine un ultimo consiglio sulle chicche di Verona che non vi dovete perdere. Io vi consiglio una cena all’Enoteca Segreta, qui potrete assaggiare fantastici piatti della cucina tipica veronese accompagnati da dell’ottimo vino. Per arrivarci è molto facile: da piazza delle Erbe imboccate Via Mazzini (la via dello shopping che collega Piazza Bra con Piazza delle Erbe), dopo pochi metri sulla sinistra imboccate Vicolo Samaritana e sul fondo, al numero 10, ecco che trovate l’enoteca. Locale intimo e curato, musica di sottofondo, atmosfera romantica, titolari molto cortesi e preparati che, descrivendo in dettaglio ogni piatto e consigliandone anche il vino più adatto, aiutano così ad apprezzarne i sapori e le sfumature, tutti questi elementi fanno dell’Enoteca Segreta veramente un ottimo locale. Se presente nel menu io vi consiglio di non lasciarvi scappare la Pastisada de Caval, un tipico piatto della cucina veronese.

Per conoscere meglio il locale visitate il sito https://www.enotecasegreta.it/